In virtù di che cosa l’America oggi continua a pensarsi come una nazione con un solo destino e una sola missione? Che cosa hanno da sempre in comune i cittadini dei cinquanta Stati americani, oggi più che mai divisi? A quali risorse possono ancora attingere per creare unione, piuttosto che esasperare questa divisione? Una è senz’altro l’immenso territorio che chiamano casa.
Sin dai tempi della sua fondazione questo Paese ha confidato nella vastità e bellezza dello spazio che occupa, e da esse ha tratto ispirazione per definire le proprie caratteristiche fondamentali: il senso pratico, l’intraprendenza, l’ambizione incondizionata. La mentalità scaturita dall’abbondanza di spazio e risorse ha prodotto una popolazione contraddistinta da un ottimismo di fondo, una fiducia nelle umane capacità e nel valore dell’accoglienza, e la sensazione di condividere un obiettivo. La natura ha costituito un terreno fertile in cui far germogliare ideali, spingendo il cittadino americano a identificarsi con categorie precisamente basate sul modo in cui a lei si rapportava: il lavoratore instancabile, il pioniere, l’asceta. Interrogando gli americani di oggi sulle possibili soluzioni per facilitare il recupero dell’identità nazionale capita spesso di sentirsi rispondere che i problemi del Paese sono di natura pre-politica, che serve una riscoperta dei valori di fratellanza e unione su cui un tempo si fondavano gli Stati Uniti d’America, che ristabilire un legame con il territorio, tornare ad amarlo e rispettarlo, potrebbe essere un primo passo.

Questa collana è un contenitore di storie e riflessioni legate proprio al territorio americano. Ciascun titolo – che sia una raccolta di saggi o un memoir – è una finestra spalancata su uno scorcio, un paesaggio ben preciso, di volta in volta osservato da un punto di vista naturalistico e sociale. Il nome della serie non è casuale: This Land, e non «Questa terra» o «Questo territorio», perché l’inglese ci viene incontro con un termine che li comprende entrambi, land, e questo ci ha fatto capire che potevamo riunire sotto lo stesso cappello riflessioni legate alla terra che calpestiamo visitando questi luoghi ad altre che si concentrano sul modo in cui l’uomo l’ha plasmata nel tempo – la terra dei campi di grano del Kansas, dei canyon dello Utah, delle colline del Maine, e le persone che questa conformazione geografica ed economica ha prodotto.
Osservando il legame tra l’America e il suo territorio, spesso sfociato in uno sfruttamento esasperato delle risorse naturali, forse anche noi potremo capire dove abbiamo sbagliato, dove stiamo sbagliando, e quale destino ci attende se continuiamo a raccontarci che le nostre azioni non avranno conseguenze, se smettiamo di sentirci parte dell’ambiente in cui viviamo.

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